Un calcio marcio e con pochi segreti
di Marco Liguori e Salvatore Napolitano
Il calcio trema ancora una volta. E' accaduto spesso in passato: doping,
regali agli arbitri, passaporti falsi, fidejussioni taroccate. E sempre
il mondo del pallone ne è uscito sostanzialmente indenne. Fare
previsioni su ciò che accadrà stavolta più che azzardato
è inutile: c'è solo l'augurio che questo mondo cominci finalmente
a rispettare le regole, senza approfittare del fatto che il pallone agisce
nello spirito del «panem et circenses» del passato. E se il
pane scarseggia, che almeno ai cittadini sia dato tanto gioco: anche se
ciò ha provocato un buco di bilancio, per la sola serie A, relativo
alla gestione ordinaria, che, al 30 giugno 2003, aveva superato il miliardo
di euro.
Molti tra i maggiori imprenditori italiani sono corresponsabili dello
sfascio: e proprio i bilanci sono nel mirino delle indagini portate avanti
dalla Procura della Repubblica di Roma. In ogni sistema che si rispetti
tali dirigenti avrebbero dovuto sentire la necessità di dimettersi:
al contrario, minimizzano i problemi e si atteggiano a risanatori. La
Guardia di Finanza sequestra le carte, ma molto è scritto alla
luce del sole: come le plusvalenze fittizie, come l'ineffabile legge 27
del 21 febbraio 2003, più nota come «spalma perdite»,
e il modo furbesco con il quale è stata applicata, come certe iscrizioni
al campionato avvenute «miracolosamente». E i numerosi conflitti
d'interesse presenti nel calcio? Anche qui, tutto palese. Il presidente
del Consiglio che lo è anche del Milan. L'amministratore delegato
rossonero, Adriano Galliani, che fa contemporaneamente il presidente della
Lega Calcio, e dovrebbe così tutelare gli interessi di tutte le
società. Il presidente federale, Franco Carraro, che è anche
al vertice della banca d'affari Mcc, appartenente al gruppo Capitalia,
azionista della Lazio. Ma anche benefattrice della Roma, attraverso la
fidejussione di 30 milioni di euro, rilasciata l'estate scorsa, che permise
l'iscrizione dei giallorossi al campionato, e detentrice in pegno del
99,53 per cento delle azioni del Perugia. Inoltre ha finanziato per circa
100 milioni di euro Lazio, Roma, Milan, Inter, Parma e Chievo. E tra i
soci di Mcc spiccano il 3 per cento della Fininvest, padrona del Milan,
e il 3 per cento di Telecom Italia, gruppo facente capo a Marco Tronchetti
Provera, sponsor e azionista dell'Inter, e sponsor, tramite Tim, di campionato
e Coppa Italia. Il vice presidente federale, Giancarlo Abete, fratello
di Luigi, numero uno di Bnl, azionista della Lazio: e in Bnl detengono
una quota sia Diego Della Valle, azionista di riferimento della Fiorentina,
che Stefano Ricucci, socio della Lazio. E come non parlare della Gea World?
Nel suo azionariato rifulgono Alessandro Moggi, figlio di Luciano, Chiara
Geronzi, figlia di Cesare, e Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco, nonché
direttore generale della Lazio. Egli è un nuovo ingresso in Gea:
ne sono usciti invece Andrea Cragnotti, figlio di Sergio, e Francesca
Tanzi, figlia di Calisto. In più è sparita Romafides, la
fiduciaria del gruppo Capitalia che custodiva le quote di un socio rimasto
misterioso.
Tornando ai bilanci, sono un concentrato di ironia: come definire altrimenti
le plusvalenze di miliardi per la cessione di semplici carneadi? L'elenco
è sterminato e finisce con un megascambio di quartetti tra Inter
e Milan della scorsa estate: Brunelli, Deinite, Giordano e Toma in luogo
di Ferraro, Livi, Ticli e Varaldi. Prezzo complessivo pattuito, 13 milioni
e 950 mila euro. Plusvalenza per il Milan: 11 milioni e 961 mila euro.
Plusvalenza per l'Inter: 13 milioni e 941 mila euro. Ma non si possono
dimenticare i 95 milioni e 300 mila euro di plusvalenze ottenute dalla
Roma nel conto economico al 30 giugno 2002 con la cessione di ben 20 giocatori
a società quasi tutte di serie B. Peccato che esista una norma
del codice civile, il terzo comma dell'articolo 2426, che impedisce simili
virtuosismi. E le svalutazioni del patrimonio calciatori? Roba da Salone
dell'Umorismo di Bordighera: 319 milioni e spiccioli per l'Inter, 242
per il Milan, quasi 213 per la Lazio e poco meno di 134 per la Roma. Guarda
caso, nessuna di queste società si era accorta del depauperamento
effettivo prima dell'adozione della legge 27. La Juventus ha anticipato
tutti: ha intrapreso la via della plusvalenza immobiliare fittizia. Il
30 giugno scorso ha venduto il 27,2% della controllata Campi di Vinovo,
sui cui terreni sorgerà il progetto cosidetto Mondo Juve, alla
Costruzioni Generali Gilardi: prezzo pattuito per l'operazione 37 milioni
e 300mila euro con una plusvalenza di 32 milioni e 500mila euro. Ma ha
concesso all'acquirente un'opzione di vendita ai bianconeri della stessa
quota allo stesso prezzo. Di solito in Italia, tutto va a finire a tarallucci
e vino: vedremo se sarà così anche stavolta.
(Fonti:
www.ilmanifesto.it)
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